Dopo il ritiro della candidatura alle Olimpiadi del 2020, Roma ci riprova e inizia a mettere insieme il dossier che dovrà convincere il CIO ad assegnare alla città eterna i Giochi del 2024. Sui dettagli ancora poco si sa, ma c’è una novità: nella progettazione saranno coinvolte anche le associazioni ambientaliste.
La storia delle relazioni tra Ong ecologiste e Olimpiadi è notoriamente piena di conflitti, proteste, denunce di disastri ambientali consumati in nome dell’evento sportivo. Prendiamo le Olimpiadi invernali 2014 di Sochi, in Russia: la città sorge in un’area protetta dall’UNESCO, ma per costruire lo stadio e le infrastrutture sciistiche sono stati danneggiati diversi ettari di parco naturale. Le critiche degli ambientalisti sono rimaste completamente inascoltate. Andando un po’ più indietro nel tempo, si arriva ad Atene 2004. Quattro anni prima si erano tenuti i Giochi di Sydney, i primi della storia con delle “aspirazioni verdi”, ma la capitale greca, denunciò prontamente Greenpeace, non fece tesoro dell’esperienza australiana: “Il Comitato (organizzatore, ndr) ha tenuto una linea di politica ambientale piuttosto chiara, ma in concreto ha potuto solo fare pressione affinché fossero rispettati certi standard ambientali in determinati progetti, monitorando la situazione. Avrebbe tuttavia potuto fare molto di più per stimolare il Governo e le autorità pubbliche a rispettare le promesse ambientali fatte”. E mentre il conto alla rovescia per i Giochi di Rio segna ancora più di 400 giorni, le notizie che arrivano dal Brasile non sono buone: un campo da golf realizzato mettendo a rischio una riserva naturale, e propositi di pulitura delle acque della baia di Guanaraba già ridimensionati. Un film già visto.
Tuttavia, riflette Francesco Ferrante, ex senatore PD, ci sono anche storie positive: “Per i Giochi di Sydney, il Comitato Organizzatore collaborò con Greenpeace, con buoni risultati soprattutto nell’ambito delle scelte energetiche. Per le Olimpiadi di Londra, c’è stato un confronto tra gli organizzatori e il WWF, che poi ha stilato un report per spiegare aspetti positivi e negativi dei Giochi inglesi”. L’ex parlamentare Ecodem, poi fondatore del movimento Green Italia, ha da poco dato vita, con il collega Roberto Della Seta, alla società di public affairs Italia Green, che nel percorso di preparazione della candidatura romana per il 2024 si sta occupando di coinvolgere le associazioni ambientaliste, in modo che le loro osservazioni e istanze entrino nel dossier olimpico. “Fino ad oggi in Italia i grandi eventi sono stati un’occasione per costruire cattedrali nel deserto e cementificare le aree verdi. Ma è possibile adottare un modo diverso di operare: per questo abbiamo proposto al CONI di inserire già nella candidatura delle linee che la connotino in chiave sostenibile”. Non solo perché Roma e l’Italia non necessitano certo di altro cemento e scempi ambientali, ma anche perché “i criteri di sostenibilità sono l’unico aspetto che potrebbero garantire a Roma una candidatura competitiva. La Capitale non può certo competere sul gigantismo di altre città straniere, ma deve puntare sulla sua storia millenaria e sul rispetto dell’ambiente”, continua Ferrante.
In questa “procedura di ascolto e inclusione, che per l’Italia rappresenta un elemento di totale novità”, Italia Green farà la parte del facilitatore. “Puntiamo a mettere in contatto il mondo dello sport e quello della tutela dell’ambiente, facendoli dialogare direttamente tra loro, per superare le principali criticità di carattere ambientale che spesso, in passato, hanno caratterizzato la preparazione e lo svolgimento dei grandi eventi sportivi”. Alla società “spetta il compito di istituire un Osservatorio, composto da tecnici ed esperti del mondo sportivo da una parte e da membri di associazioni di tutela ambientale dall’altra parte, il cui primo step operativo sarà quello di definire una proposta di standard organizzativi e criteri progettuali a supporto della candidatura olimpica della città di Roma, in grado di aggiungere alla stessa, oltre ai noti asset della Capitale, anche il segno della qualità ambientale, urbanistica e sociale”. A fine aprile si è svolto il primo incontro tra il Presidente del Coni e Legambiente, WWF, Italia Nostra, Greenpeace, Lipu e FAI. Le associazioni hanno apprezzato l’approccio del CONI, ma per valutazioni più precise attendono di vedere i fatti. Intanto si lavora per la costituzione dell’Osservatorio, che dovrebbe avvenire entro l’inizio dell’estate.
La definizione delle linee guida spetterà ai membri del nuovo organo: “Uno dei temi su cui ci si concentrerà di più – spiega Ferrante – sarà sicuramente quello del consumo di suolo: bisognerà puntare sulla riqualificazione dell’esistente e nei casi in cui sarà necessario costruire edifici ex novo, bisognerà collocarli in aree scelte con attenzione e realizzarli secondo criteri di sostenibilità”.
Veronica Ulivieri